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Immobili vincolati: quando spetta la detrazione al 19% per restauro

16 Novembre 2023 in Notizie Fiscali

Con Risposta a interpello n 461 del 14 novembre le Entrate chiariscono quando un immobile gode della detrazione del 19% ex art articolo  15,  comma  1, lett.  g),  del TUIR  per immobili  vincolati  e lavori  per  i  quali  «è  obbligatoria l'autorizzazione preventiva da  parte  della  Sovrintendenza». 

L'Istante, residente  all'estero,  dichiara  di  avere  concluso  i  lavori  di  recupero  e  restauro  conservativo  di  un immobile per  il  quale  ha dovuto «chiedere l'autorizzazione alla Sovrintendenza».

L'immobile in esame è un «Rascard» del XVI secolo, in pietra e legno originali, sottoposto ai vincoli previsti dall'articolo 142, lettere d) ed f), del decreto legislativo 22  gennaio 2004, n. 42, dalla legge regionale, nonché dal regolamento comunale. 

L'Istante precisa che su questo tipo di immobile, il vincolo non viene notificato dal Ministero e, inoltre, «come confermato dagli uffici della Sovrintendenza non c'è  il diritto di prelazione all'acquisto da parte dello Stato in caso di compravendita». 

L'Istante  chiede se può  fruire  della  detrazione del  19% prevista  dall'articolo 15, comma 1, lett. g), del TUIR, chiede cioè se,  ai  fini della  detrazione prevista per le «cose vincolate», è sufficiente che il bene immobile sia messo sotto tutela per decreto o legge regionale o sia necessario uno specifico provvedimento notificato e  trascritto nei registri immobiliari. 

Le entrate riepilogano che la detrazione fiscale del 19% si applica alle spese sostenute per la manutenzione, protezione o restauro di beni culturali vincolati dalla legge. 

È necessaria una certificazione rilasciata dalla soprintendenza del Ministero per i beni culturali ed ambientali per dimostrare la necessità delle spese.

La detrazione non spetta in caso di mutamento di destinazione dei beni senza autorizzazione, mancato assolvimento degli obblighi di legge per il diritto di prelazione dello Stato sui beni vincolati e tentata esportazione non autorizzata.

Per  rispondere  al  quesito in esame occorre interpretare disposizioni di natura non tributaria contenute nel citato Codice dei  beni  culturali allo scopo di definire compiutamente il perimetro applicativo della disposizione di cui al citato articolo 15 del TUIR e, per tale motivo, è stata avviata un'attività istruttoria  con il Ministero della cultura competente in materia. 

Il predetto Ministero ha rappresentato che «il patrimonio culturale è costituito dai  ''beni culturali'', disciplinati dalla parte seconda del Codice e dai ''beni paesaggistici''  di cui alla parte terza. La detrazione del 19% è prevista dall'articolo 15, comma 1, lettera  g)  del TUIR  per le ''spese  sostenute  dai  soggetti  obbligati  alla manutenzione,  protezione o restauro delle cose vincolate''. 

Quando non  siano obbligatorie per legge, la spesa di restauro deve risultare da apposita certificazione rilasciata dalla competente  Soprintendenza,  sostituita  dal  2012  (in  virtù  dell'art.  40,  comma  9,  del  decreto­legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214) da una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà da presentare al Ministero della cultura. 

Ai sensi della medesima disposizione, la detrazione non è ammessa in caso di  mutamento di destinazione dei beni senza la preventiva autorizzazione ministeriale, di mancato assolvimento degli obblighi previsti dalla legge per l'esercizio del diritto di prelazione dello Stato sui beni vincolati e di tentata esportazione non autorizzata dei medesimi. 

Dalla portata della norma emerge come la stessa possa trovare applicazione in caso di interventi eseguiti su beni oggetto di specifica dichiarazione di interesse culturale, per i quali il soggetto interessato sia obbligato alla manutenzione, protezione o restauro, non essendo sufficiente a tal fine che un immobile sia posto in un'area tutelata per legge.

D'altronde all'articolo 30, comma 3 posto nella parte seconda del Codice relativa ai ''beni culturali'' si prevede che ''i privati proprietari, possessori o detentori  di  beni  culturali  sono tenuti  a  garantirne la  conservazione''. 

 Ed  è  rispetto a tali beni che  si  configurano le ipotesi di  esclusione  contemplate  dall'articolo 15  consistenti  nel  mutamento  di  destinazione in  assenza  dell'autorizzazione  ministeriale,  nel  mancato  assolvimento degli  obblighi previsti dalla legge per l'esercizio del diritto di prelazione, nella tentata esportazione non autorizzata.

Pertanto, secondo il competente Ministero, la sola circostanza che un edificio si  trovi in corrispondenza di territori costieri, territori montani o parchi naturali non é di per  sé sufficiente ad accedere al beneficio fiscale atteso che la finalità della norma "è quella   di agevolare i soggetti tenuti, per legge o in virtù del riconoscimento del Ministero, ad affrontare spese per effettuare lavori di conservazione di beni di interesse culturale"

Secondo il Ministero, nel caso di specie, non  risulta l'interesse  culturale dell'edificio né la necessità delle spese effettivamente sostenute sulla base della dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà presentata alla competente Soprintendenza. 

Il Ministero conclude precisando che «non assume rilievo ai fini della detrazione  di imposta la classificazione del rescard come ''documento'' disposta dalla pianificazione urbanistica ai sensi della legge regionale…, posto che la stessa non comporta il riconoscimento dell'interesse culturale del bene da cui scaturiscono le forme di tutela stabilite dal Codice, ivi compresi gli obblighi di conservazione, restauro e manutenzione posti a carico del proprietario da cui deriva il diritto alla detrazione.». 

Ciò premesso, sulla base del citato parere, l'Istante non può fruire della detrazione  di cui all'articolo 15, comma 1, lett. g) del TUIR con riferimento alle spese per i lavori di recupero e restauro conservativo dell'immobile in oggetto. 

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